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Asl Brindisi: 36 gare truccate, 22 in manette. E Vendola tace


La Procura: nell'azienda sanitaria c'è un 'sistema' di malaffare per modificare le gare di appalto con sistemi illeciti.

Nichi Vendola
Si stagliano ombre sempre più inquietanti sulla sanità pugliese a guida Nichi Vendola. Sono scattate le manette per 22 persone tra dipendenti dell’Asl di Brindisi e imprenditori che dovranno rispondere di associazione a delinquere, turbativa d’asta, falso in atti pubblici, corruzione, frode in pubbliche forniture e violazione del segreto di ufficio.

A finire nell’occhio del ciclone della Procura, dei Nas di Taranto e della Guardia di Finanza 36 gare di appalto dell’azienda ospedaliera. Dalle indagini svolte, infatti, gli investigatori hanno individuato gravi indizi di reato: 17 sono state scoperte dai carabinieri per un valore complessivo di 11 milioni di euro e 19 dalle fiamme gialle per un valore complessivo di 23 milioni di euro.

“L’attività di indagine - scrive la Procura - ha fatto emergere un datato ed allarmante 'sistema' di malaffare all'interno dell'Azienda sanitaria, per truccare le gare di appalto con sistemi illeciti, realizzato dai responsabili della predetta Area con la interessata partecipazione di vari imprenditori”.
Entriamo nel dettaglio dell’inchiesta: la prassi dell’apertura preventiva delle buste, che per gli inquirenti costituiva un modo di operare abbastanza consueto per le gare di importo superiore ai 50 mila euro, è stato accertato mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video, accertamenti tecnici sui plichi contenenti le offerte. Un sistema curato nei minimi dettagli: per le gare di valore inferiore ai 50 mila euro venivano invitate a partecipare 5 ditte ‘amiche’, 4 delle quali però, fungevano da mere comparse.

Gli imprenditori - infatti, sempre secondo quanto ricostruito dagli investigatori - seguivano le istruzioni dei dipendenti della gestione tecnica dell’Asl: non presentavano offerte oppure presentavano offerte superiori a quella del vincitore predeterminato, in attesa che venisse il loro turno per l’aggiudicazione di altri lavori. E ancora. Per agevolare il buon esito dell’illecito la commissione aggiudicatrice delle gare era composta dagli stessi appartenenti all’Area gestione tecnica, alcuni dei quali avevano anche costituito delle imprese (di cui erano titolari parenti o prestanome) per poter partecipare alla spartizione con le forme apparenti del subappalto.

In questo modo le gare turbate venivano sottoposte alla firma del direttore generale della Asl che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato tratto in inganno e avrebbe adottato delibere di aggiudicazione definitiva “false ed illecite”.

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