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Stato-mafia, si perde la lettera inviata dal «teste» Napolitano

Giudici della Corte d'Assise: «Non l'abbiamo ricevuta».
Il Colle: «Inviata giovedì». Nella missiva il presidente si dichiarava disponibile a deporre nel processo palermitano.
 
Presidente della Repubblica - Giorgio Napolitano
 
PALERMO - Anche il presidente Napolitano vittima dei ritardi delle Poste italiane? Così sembra.

La Corte d'Assise di Palermo, che celebra il processo sulla trattativa Stato-mafia, stamane in apertura di udienza ha infatti reso noto di non avere ancora ricevuto la lettera con cui il capo dello Stato, citato come teste dai pm, manifestava la sua disponibilità a deporre. La notizia della missiva era stata data dal Quirinale la settimana scorsa. «La corte si riserva», ha detto il presidente del collegio, «allorché perverrà, di esaminarla e, ove il contenuto fosse rilevante per il processo, di metterla a disposizione delle parti per eventuali valutazioni e determinazioni».

IL QUIRINALE - Ma dal Colle fanno sapere che la lettera del presidente Napolitano alla Corte d'Assise di Palermo è partita dal Quirinale giovedì scorso intorno alle 18.30. Cioè, contemporaneamente al comunicato del Colle che la annunciava. La lettera sarebbe stata spedita tramite Poste ed indirizzata direttamente al presidente della sezione della Corte d'Assise, precisano le stesse fonti.

Aggiornamento pomeridiano - in pari data

La Corte di assise di Palermo ha appena ricevuto la lettera del Capo dello Stato che dà la sua disponibilità a deporre come testimone nel processo per la trattativa Stato-mafia.

Lo ha reso noto il presidente della stessa Corte, Alfredo Montalto, nel corso di una pausa dell'udienza.

Stamattina in apertura il magistrato aveva affermato che la missiva del Quirinale non era ancora pervenuta. Nel corso della mattinata è stata però recapitata in cancelleria, e Montalto ha detto che si riserva di darne lettura in aula, dopo aver valutato se il contenuto è di pertinenza con i fatti processuali.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, citato come teste dalla Procura, ha accettato di deporre nei limiti in cui la Corte ha ammesso la sua testimonianza, riguardo cioè alla lettera del consigliere giuridico del Quirinale, Loris D'Ambrosio, morto nel luglio dell'anno scorso.
                                                            
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